#lablu

Viaggio nel tempo con M4

De Amicis

UN TUFFO NELLA CITTÀ DEI NAVIGLI

Duemila anni di storia dell’ingegneria idraulica

Tutti conosciamo le mirabili opere idrauliche progettate dagli architetti a servizio dei signori di Milano nel Rinascimento…ma quanti sanno che già all’epoca dei Romani era stato realizzato un complesso sistema di canalizzazioni per garantire l’approvvigionamento idrico, il trasporto fluviale e la difesa del perimetro urbano?

Al giorno d’oggi disponiamo di un buon quadro dell’evoluzione di questo sistema, ottenuto incrociando le informazioni fornite dalle fonti antiche e dalla cartografia storica con le scoperte archeologiche documentate dall’Ottocento fino ai nostri giorni.

La città romana era circondata da un muro e da un fossato alimentato dalle acque provenienti dal Seveso e dal Nirone. All’epoca del Barbarossa la cinta difensiva venne ampliata sul tracciato dell’odierna Cerchia dei Navigli, lo stesso che fu seguito in età viscontea per la creazione della Fossa Interna. Risalgono invece alla sistemazione della fine del Quattrocento gli argini in muratura.

Il tratto che correva lungo il lato occidentale si chiamava Naviglio di San Girolamo e proprio qui, sin dal tempo dei Romani, si trovava la confluenza fra il predecessore del Naviglio e la Vetra, un canale artificiale derivato dall’Olona che nei pressi della piazza omonima raccoglieva anche le acque provenienti da est e le scaricava nella Vettabbia.

  • Identikit di un muro

    La pusterla dei Fabbri, che deve il suo nome all’antica presenza di officine che sfruttavano l’acqua del Naviglio di San Girolamo per azionare i mulini, era accessibile attraverso il ponte omonimo, che superava il Naviglio nel punto di confluenza di diversi canali. L’asse stradale che vi transitava era molto importante già all’epoca dei Romani, perché collegava l’antica Porta Ticinensis di Mediolanum – sita in corrispondenza del Carrobbio – ad Habiate (Abbiategrasso) e quindi al Ticino.

    La monumentalità dei rinvenimenti del 2016 e le difficili condizioni logistiche del cantiere, condotto in spazi estremamente ristretti, hanno richiesto particolare impegno e tempo per effettuare tutte le operazioni necessarie.
    Se nei resti di un muro in grossi blocchi di pietra e filari di mattoni si è subito riconosciuta la sponda di un canale, si è dovuto procedere con ulteriori indagini specialistiche per tracciare un identikit della struttura.

    Con l’analisi delle malte e della tecnica costruttiva si è circoscritta la datazione fra XIII e XVI secolo, mentre la finitura esterna suggerisce che si tratti non di una semplice sponda, ma di una spina intermedia fra due canali. La struttura, su cui s’impostava un arco, era dotata di chiuse a battente per la regolazione del flusso d’acqua. Si tratta del Ponte dei Fabbri?

    Molti dei blocchi di pietra presenti nella struttura furono recuperati e reimpiegati dallo smontaggio di monumenti più antichi, tra cui forse, data la prossimità, l’anfiteatro romano.

  • Un ponte fra il passato e il futuro dei Navigli

    Con i nuovi elementi raccolti nel cantiere di M4 (stazione De Amicis) possiamo provare ad immergerci nel paesaggio di una volta. Immaginiamo di essere sul ponte e guardare verso il centro di Milano: davanti a noi la pusterla con la sua bella arcata, circondata da case, magazzini e rumorose officine; a destra e a sinistra l’acqua del Naviglio che s’infila fra i palazzi, solcata da qualche altro ponte e agitata da un incessante via vai di barche su cui viaggiano le merci.

    Un segno di questo paesaggio sarà presente nell’atrio della futura stazione della metropolitana, ridisegnata per conciliare la sua funzione primaria con quella di museo della città. Il muro, infatti, è stato smontato in grossi blocchi per essere spostato e permettere così il prosieguo dei lavori di costruzione della M4. Sarà poi ricollocato proprio qui, a testimonianza di un passato dimenticato e ora recuperato.